Intervista di oggi.

A: Nella puntata di oggi parliamo con il professor Giuseppe Archi, professore ordinario di medicina, specializzato in malattie infettive. Buongiorno, professore.

B: Buongiorno a Lei e a tutti gli ascoltatori. Grazie per l’invito.

A: Professore, il tema della nostra conversazione è la pandemia del coronavirus. Possiamo già dire che ce la siamo cavata, che il peggio è passato?

B: Guardi, la domanda certamente non è facile. Per ora non esiste il pericolo delle ondate come quelle che abbiamo visto all’inizio della pandemia, con la paralisi del sistema sanitario. Ciò è dovuto in maggior parte alle vaccinazioni, alle quali si è sottoposta la maggioranza dei cittadini europei, e oltre a ciò che chiamiamo l’immunità di gregge.

A: Che cosa significa immunità di gregge?

B: Vuol dire che adesso quasi tutti hanno avuto l’occasione di aumentare la risposta immunitaria al virus, grazie sia al ciclo vaccinale, sia ad aver contratto l’infezione ed essere guariti, a volte anche senza rendersene conto: aver contratto il virus non è lo stesso che ammalarsi. A volte, il percorso della malattia non dà nessun sintomo oppure i sintomi sono molto lievi, come quelli del solito raffreddore.

A: Vuol dire che ognuno è stato già esposto al virus, o in forma di vaccino o in forma naturale?

B: Sì, questo vale per la maggior parte della popolazione. Ma non vuol dire che possiamo scordarci del virus Sars‑COV‑2 del tutto.

A: Perché?

B: I virus tendono a mutare. Il coronavirus di oggi è molto diverso da quello che abbiamo visto all’inizio della pandemia: è più contagioso, ma il percorso dell’infezione è più leggero, raramente finisce con gravi problemi dell’apparato respiratorio come la polmonite. Forse tra qualche tempo vedremo una nuova mutazione di fronte alla quale i vaccini di oggi non saranno efficaci. Per questo motivo, bisogna sempre adottare alcune misure di prevenzione.

A: Quindi le mascherine e il green pass servono ancora?

B: Direi di sì. Per quanto riguarda le mascherine, le raccomando soprattutto in luoghi particolarmente affollati. E non bastano mascherine qualsiasi, è meglio utilizzare quelle mediche, di tipo FFP2, che pochi mesi fa erano ancora obbligatorie in luoghi pubblici di tutta l’Italia.

A: E quanto al distanziamento sociale e i lockdown?

B: I lockdown sono necessari soltanto quando la pandemia è fuori controllo. Adesso non servono e comportano tante conseguenze negative sull’economia.

A: E quali altri consigli ha per i nostri ascoltatori?

B: Prima di tutto evitare il contatto con persone malate. Se vi sentite male, è meglio rimanere a casa che andare al lavoro. Vale sempre la pena di lavarsi spesso le mani, con sapone o liquido disinfettante. E ovviamente curare la propria salute: praticare un’attività fisica regolare, dormire almeno sette ore al giorno, mangiare bene.

A: Quindi la salute innanzitutto. Grazie, dottore e arrivederla.

Sondaggio per la strada.

A: Nel nostro sondaggio di oggi chiediamo ai veronesi di raccontarci le loro esperienze riguardanti la pandemia del nuovo coronavirus. Ecco la prima intervistata. Ciao, come ti chiami?

B: Ciao. Sono Marta, ho ventitré anni e studio medicina.

A: Marta, grazie per questa piccola presentazione. Oggi parliamo del coronavirus, che esperienze ne hai?

B: Beh, sono stata malata ben due volte: prima all’inizio della pandemia e poi due settimane fa, sono appena guarita.

A: Due volte? E hai avuto sintomi gravi?

B: La prima volta sì, era quando facevo la volontaria in un ospedale che in quei tempi era strapieno di persone malate del Covid. Mi sono ritrovata con una polmonite assai grave, ma per fortuna non ho avuto bisogno del respiratore. Sono guarita solo dopo un mese e poi ho continuato a tossire per altri due. Con questo virus non si scherza. La seconda volta è stata molto più mite, solo un po’ di febbre e mal di gola. Ma mi sono vaccinata ben tre volte. Quindi, sì, fate sempre attenzione.

A: E come te la sei cavata nei periodi di lockdown?

B: Siccome facevo la volontaria nell’ospedale, ho passato la maggior parte di quel periodo lavorando anche dodici ore al giorno. Ho visto tante tragedie… Però, non sono dovuta vivere in isolamento come la maggioranza dei miei coetanei e non ho esperienze del lavoro a distanza. Per quanto riguarda l’università, abbiamo avuto una parte di lezioni teoriche online, ma le lezioni pratiche si svolgevano più o meno normalmente, con alcune misure di prevenzione.

A: Secondo te, la didattica a distanza ha un futuro?

B: Penso proprio di no. Io, per esempio, in questo modo ho dovuto lavorare molto di più da sola, studiando i manuali perché non riuscivo a capire molte cose. A casa ci sono sempre parecchie distrazioni e non si può lavorare in modo efficace. Lo stesso vale anche per il telelavoro.

A: Pensi che il coronavirus possa ancora tornare?

B: Secondo me, tornare non è la parola giusta. Il virus non se n’è andato. È sempre tra di noi, ma è diverso. Il fatto che adesso non siamo di fronte a cento, mille morti ogni giorno, è dovuto a due cose: ai vaccini e alle mutazioni del virus.

A: Siccome studi la medicina, che consigli avresti per i nostri ascoltatori?

B: Vaccinatevi se non ci sono controindicazioni particolari, portate la mascherina in luoghi affollati, per esempio sull’autobus o sulla metro. Se non vi sentite bene, fate al più presto un tampone. Se avete il Covid, isolatevi, non andate a scuola o al lavoro. Evitate il contatto con persone malate: se qualcuno si sente male, ha la tosse e un po’ di febbre, non deve uscire. È un comportamento molto irresponsabile.

A: Grazie, Marta, per i tuoi consigli. Buona giornata e arrivederci!